Negli ultimi due anni e mezzo, per molteplici cause sanitarie, economiche e geopolitiche, ci siamo tutti confrontati con situazioni di incertezza che pochi di noi, almeno nell’Europa Occidentale, avevano vissuto in precedenza.
Se è immediato accorgersi degli effetti provocati da guerre e pandemie al proprio portafoglio, non lo è altrettanto identificare tutte le cause responsabili dell’inflazione, ovvero, dell’aumento dei prezzi.
Altrettanto interessante è capire quali siano le evoluzioni future e come poter contrastare in maniera efficace l’incremento del carovita generato dall’inflazione stessa, dato che pare la situazione non si stabilizzerà prima del 2025.
Questo è il primo dei due articoli del nostro blog che dedicheremo al tema: qui di seguito parliamo delle cause dell’inflazione odierna, mentre nella seconda parte ci soffermeremo sulle evoluzioni future e daremo qualche suggerimento ai risparmiatori per contrastare in maniera efficace l’aumento dei prezzi.
Giusto per essere chiari, possiamo definire l’inflazione come il rialzo generale dei prezzi, in particolare quello relativo ai beni di largo consumo (carrello della spesa), che si manifesta sia come conseguenza della dinamica domanda/offerta dei beni stessi, sia in funzione della svalutazione della moneta. Se i prezzi aumentano, la moneta perde valore: con 100 euro di ieri, oggi si possono comprare meno cose, e se gli stipendi non crescono alla stessa velocità dei prezzi, si perde potere d’acquisto.
Entrando nello specifico, il rapporto OCSE sull’economia italiana di novembre 2022 vede una crescita dell’inflazione di ottobre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente del +11.8%, dato che non si registrava dal 1984, appartenente al quinquennio record dell’inflazione in Italia, con picchi mensili addirittura del 30% sull’annualità precedente. Non bisogna però abbandonarsi a facili sensazionalismi, infatti seppure l’attuale situazione sia complicata, è ben distante da quella dei primi anni ’80.
Cerchiamo ora di capire quali siano le principali responsabili di questo picco inflativo che sta attraversando l’economia globale.
In primo luogo, possiamo individuare tra le cause, le politiche monetarie estremamente espansive finanziate da FED e BCE per contrastare l’affossamento dei listini degli stock exchange, avvenuto prevalentemente tra febbraio e marzo del 2020, mesi in cui il mondo stava vivendo gli effetti del primo lockdown. Le due banche centrali, specialmente quella americana (FED), hanno immesso nei mercati triliardi di euro e dollari in più tranches tra il 2020 e il 2021, per sostenere imprese e famiglie durante i mesi di chiusura delle attività produttive, attuando ciò che in gergo economico si chiama “bazooka”, o più recentemente rinominato, da una frase di Mario Draghi del 2012, politica del “Whatever it takes”.
In buona sostanza, l’approccio prevede di attuare tutto ciò che è necessario per sostenere le economie dell’area Euro in difficoltà, tramite ingenti acquisti dei rispettivi debiti pubblici (Titoli di stato) da parte della BCE, ai fini di controllarne e abbassarne il costo.
La chiusura di confini e attività produttive da un lato e lo stravolgimento dello stile di vita, orientato verso lo smart working dall’altro, ha provocato una richiesta crescente di determinati materiali, prevalentemente utilizzati in ambito ICT, quali metalli, silicio, terre rare, impossibile però da soddisfare, con la naturale risposta del mercato di una iperinflazione dei prezzi delle suddette materie prime, aumentate di costo anche di 2, 3 volte rispetto al valore pre-crisi.
La difficoltà di reperimento dei materiali, l’aumento del costo delle materie prime, l’incapacità di soddisfare la domanda di prodotti, sono fattori che, in particolare nella seconda parte 2020 e nel 2021, hanno contribuito ad una ripresa economica piuttosto lenta, conseguente la pandemia, in particolare in settori cardine nelle economie avanzate, quali meccanica industriale, automotive ed elettronico.
A titolo esemplificativo, basti pensare che nel marzo del 2020 l’alcool denaturato, quello rosa negli scaffali dei supermercati, per intenderci, era così richiesto dal mercato da rendere molto difficile il suo reperimento, provocando così un aumento del prezzo del bene da meno di un 1€/L a 4€/L, per non parlare di altri prodotti come mascherine FFP2, guanti monouso etc.
Un altro grande fattore, probabilmente il principale responsabile dell’inflazione attuale, è l’aumento esponenziale del costo dell’energia e dei cereali, aggravato dall’instabilità del conflitto Russo-Ucraino, che coinvolge i principali esportatori rispettivamente di uno e dell’altro bene per il mercato europeo.
Spiegate le principali cause dell’inflazione odierna, nel prossimo articolo del nostro blog ipotizzeremo quale scenario futuro ci aspetta e daremo qualche suggerimento ai risparmiatori per contrastare in maniera efficace l’incremento del carovita.