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I Piani di accumulo come metodo di previdenza complementare

piani di accumulo; PAC

piani di accumulo; PAC

In questo articolo scoprirai di cosa si compongono e come funzionano i Piani di Accumulo, e le origini del metodo PAC

Oggi iniziamo a raccontarvi dei PAC, i Piani di Accumulo, che abbiamo introdotto nello scorso articolo, dedicato al macro tema delle pensioni. Facendo un altro piccolo passo indietro, abbiamo visto come l’inesorabile invecchiamento della popolazione in Italia abbia delle conseguenze in termini di insostenibilità della spesa pensionistica per il Welfare state in futuro; il sistema pensionistico statale andrà dunque adattato e riformato. In questo scenario, è opportuno per il risparmiatore generare entrate supplementari tramite la previdenza complementare già a partire da oggi: i PAC sono uno dei metodi a disposizione.

Per parlare dei PAC iniziamo da una storia vera, accaduta a Francesco, il più senior del nostro team di Intrepido.
Siamo nei primi anni ’80: a Francesco, da poche settimane consulente finanziario, viene assegnato un cliente medico, che seguirà per oltre 30 anni.
Il medico gli confida di avere appena acquistato la barca a vela dei suoi sogni, rompendo il salvadanaio finanziario che aveva alimentato con ferrea sistematicità dal 1971, grazie ai proventi di una marginale attività di cardiologo presso l’INAIL.

Sicuramente la mentalità dell’assistito era assai evoluta per i quei tempi (fidarsi di un fondo di investimento!) e la sua storia virtuosa contagiò la rapida conversione di Francesco nel proporre questa soluzione finanziaria alla quasi totalità dei risparmiatori che avvicinava.

Quale migliore premessa di questa storia vera, per introdurre i PAC?

I PAC, acronimo di Piani di Accumulo di Capitale, sono una modalità di investimento in strumenti finanziari come i fondi di investimento, gli ETF (gli Exchange Traded Fund) o, più in generale, gli organismi di investimento collettivo del risparmio (fondi comuni).

Come funzionano i PAC, Piani di accumulo di capitale

Dal punto di vista operativo, attraverso i Piani di Accumulo di Capitale il risparmiatore accede all’investimento attraverso versamenti periodici di denaro. Nella pratica, si investono somme costanti, a scadenze regolari e per un periodo di durata predeterminata.

Ad esempio un lavoratore giovane con poca disponibilità di risparmio, può decidere di accantonare 100, 200€ al mese mentre una persona con entrate mensili più consistenti può permettersi di accantonare cifre più alte – svariate centinaia o addirittura migliaia con cadenza mensile. La durata di un PAC è flessibile e lasciata alla scelta del singolo risparmiatore; solitamente è conveniente lavorare su di un lungo orizzonte temporale,  da un minimo di cinque anni a un massimo che dipende da obiettivi personali, ma che mediamente comprende un periodo tra i 10 e i 20 anni.

In questo modo il capitale investito può crescere in modo graduale nel tempo, grazie sia ai risparmi che mensilmente verranno versati, sia ai rendimenti che il mercato offre durante l’arco temporale in cui esso viene mantenuto. Ora è chiaro come il meccanismo di questi strumenti preveda che più la base di denaro aumenti,  maggiori siano anche i proventi ottenuti dall’attività di investimento in azionariato.

Le origini del PAC: Piani di accumulo di capitale e Dollar Cost Averaging

Le origini dei PAC si trovano nel modello del Dollar Cost Average, una modalità di investimento utilizzata negli anni ’50 da Benjamin Graham,  padre dell’analisi fondamentale, autore del libro “The intelligent investor”, e fonte di ispirazione per Warren Buffet.

Il Dollar Cost Average prevede l’investimento, ad intervalli temporali regolari, della stessa somma di denaro per acquistare le azioni. Inoltre, il metodo consiste nel diversificare l’investimento sul maggior numero di titoli possibile, per diminuire i rischi specifici relativi alle singole azioni.

A differenza del modello di ispirazione  Dollar Cost Average, nei PAC attualmente proposti dalle società di gestione del risparmio non si investe direttamente in titoli azionari ma in fondi, Etf o, in generale, in organismi di investimento collettivo del risparmio, che hanno già di per sé al loro interno un grande quantitativo di azioni.

Ciò che è importante, è investire su strumenti che permettano una diversificazione ampia ed efficace, in modo tale da diminuire o addirittura azzerare i rischi specifici caratterizzanti le singole azioni.

Ma di cosa si compone un PAC?

Un PAC viene solitamente realizzato con strumenti che garantiscono già al loro interno una notevole diversificazione di titoli azionari.

Questa diversificazione può avere focus geografici (fondi/ETF globali, Eurozona, Paesi emergenti, ecc..) oppure focus di natura tematica (fondi/ETF tecnologici, energetici, bancari, etc…).

Se consideriamo che questi prodotti possono arrivare ad inglobare più di 100 titoli al loro interno, è facile intuire quanto alto sia il grado di diversificazione che li contraddistingue.

Prendendo a titolo di esempio un fondo che investe in diverse tematiche di lungo periodo e che include società a livello globale, notiamo come il rendimento sul lungo periodo sia molto interessante; lo è ancora di più osservare come la volatilità durante la vita dell’investimento sia decisamente più contenuta rispetto allo stesso investimento effettuato in un’unica soluzione.

Nel prossimo blog post faremo un’analisi dei vantaggi e degli svantaggi che l’investimento in PAC presenta.

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