Bentornate e bentornati per la continuazione dell’articolo sull’inflazione. Dopo aver spiegato nel nostro blog post di dicembre cosa sia l’inflazione, le sue cause scatenanti e come essa agisca, non ci resta che ipotizzare gli scenari futuri per l’economia e illustrare le migliori metodologie di investimento che un risparmiatore possa adottare per contrastare l’erosione del proprio patrimonio.
Quale futuro dunque ci aspetta? Complicato predirlo precisamente, anche se ormai è chiaro come l’ondata iperinflazionistica sarà più durevole di quanto inizialmente economisti e analisti finanziari si aspettassero, probabilmente nell’ordine di qualche semestre, andando progressivamente a decrescere rispetto ai livelli attuali.
Secondo le ultime stime, si prevede un andamento del PIL italiano per il 2023 intorno allo 0% . Questo dato potrebbe variare , alla luce delle recenti dichiarazioni di C. Lagarde (BCE) e del collega statunitense (FED), riguardo all’innalzamento dei tassi di interesse sui prestiti di denaro dalle banche centrali agli stati nazionali: l’obiettivo è di riportare l’inflazione a livelli non più patologici, ma funzionali alla crescita economica, ovvero attorno al 2%.
Proprio il bollettino della BCE, pubblicato la scorsa settimana, ha confermato che i tassi devono ancora “aumentare in misura significativa a un ritmo costante” per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un “ritorno tempestivo dell’inflazione” all’obiettivo del 2% nel medio termine.
Come si evince dal grafico qui sopra, dal 2014 fino ad oggi la politica sui tassi della BCE era volta a consentire agli Stati maggiormente indebitati di poter rifinanziare il debito sovrano a costo zero. Questo approccio della BCE era pensato per rivitalizzare quelle economie nazionali che ancora faticano a riprendersi dopo la crisi 2008; per dare impulso alla circolazione del denaro, alla nascita di nuove imprese, all’ampliamento delle esistenti e per l’attuazione delle tanto agognate riforme strutturali, in modo da rientrare così gradualmente in un percorso di riduzione del debito.
Ebbene, questa situazione privilegiata sui tassi è giustamente stata interrotta, in quanto avrebbe alimentato ulteriormente la crescita inflazionistica. Per i più attenti ai mercati finanziari, questa inversione di comportamento della BCE si è riscontrata in un aumento a catena dei tassi di interesse pagati sui titoli di stato sia italiani che degli altri paesi europei e di un aumento dei tassi di interesse su mutui, fidi e leasing concessi dalle banche o società pertinenti.
Alla luce della situazione sopra descritta, il risparmiatore può attuare alcuni comportamenti per contrastare l’erosione del potere d’acquisto del denaro e sfruttare una situazione di instabilità anche in maniera profittevole, ma come?
Ebbene, chiariamo subito, la cosa più sbagliata da fare è quella di “nascondere i soldi sotto il materasso”, ovvero lasciare grosse cifre di liquidità ferme sul conto corrente bancario o in cassaforte e osservare passivamente il loro deprezzamento di valore giorno per giorno.
Il perché del deprezzamento della liquidità in conto corrente è presto detto: se l’inflazione impatta su un bene del 10%, anziché 1€ dovrò spendere 1,10€ per acquistarne la stessa quantità, oppure acquistarne di meno; nell’ipotesi di aumento annuo dell’inflazione del 10%, dopo 5 anni quel bene mi costerà 1,60€ e potrò quindi comprarne solo il 62%; il mio euro di 5 anni prima avrà perso dunque il 38% del suo potere di acquisto.
Un altro comportamento ampiamente seguito dagli italiani, specialmente nei decenni passati, è investire nel mattone, il che è tendenzialmente controproducente. Attenzione, non si sta dicendo che investire nel mattone sia sbagliato, ma che nel contesto attuale non sia la scelta migliore, dato che il valore immobiliare è in costante decrescita dal 2008, o comunque in più lenta crescita rispetto all’inflazione, in alcune bolle localizzate prevalentemente nelle grandi città del nord Italia, Milano su tutte.
Consideriamo inoltre la necessità di cospicui investimenti iniziali: il naturale processo di decadimento della cosa fisica, i costi di mantenimento non esigui, la difficoltà di liquidazione del cespite in tempi brevi, l’importante tassazione in particolare per quegli immobili che non rientrino nella tipologia di prima casa, nonché, in caso di messa a rendita dell’immobile, di eventuali problemi derivanti da danni materiali e da ritardi o mancati pagamenti dei canoni di locazione.
Un’altra grande possibilità di investimento molto popolare nei momenti di crisi è quella dell’acquisto di beni rifugio, uno su tutti l’oro. A costo di commettere uno spiacevole gioco di parole, ebbene sì, “non è tutto oro quel che luccica”: se è vero che col metallo giallo si va sul sicuro in termini di protezione nelle fasi di turbolenza e di possibilità di realizzo del bene in tempi brevi, al contempo, spesso si ignorano i costi inerenti all’assicurazione antifurto e allo stoccaggio in caveau o cassette di sicurezza.
Glissando poi su alcune possibilità di investimento estremamente rischiose, volatili, spesso poco etiche e ampiamente non normate, come criptovalute, NFT, orologi da investimento o opere d’arte, resta un’altra grande classe di prodotti da investimento di cui non si è ancora parlato: gli strumenti finanziari.
La categoria degli strumenti finanziari comprende una moltitudine di contratti molto diversi tra loro, come azioni, titoli di debito sovrano, assicurazioni, derivati e altri. Investire in mercati finanziari probabilmente è la migliore opzione, in quanto raggruppa in un unico mezzo di investimento molti dei pregi posseduti dalle categorie sopra elencate, senza però portarsi appresso anche i suddetti difetti. Per intenderci, un investimento in azioni garantisce un livello di sicurezza normativa elevatissimo, una liquidabilità sostanzialmente istantanea, costi di mantenimento e manovra molto minori rispetto sia a beni immobili che rifugio, una capacità di manovra anche in questo caso pressoché infinita e ritorni mediamente più elevati di qualsiasi altro tipo di investimento.
Certamente anche questa modalità non è perfetta e priva di rischi, ed è proprio qui che entrano in gioco competenza e affidabilità di operatori specializzati del settore, che sono in grado di creare modelli predittivi e portafogli titoli ad hoc, sulle necessità del cliente allo scopo di massimizzare il ritorno e minimizzare il rischio.
Noi tre consulenti di Intrepido siamo a disposizione con soluzioni personalizzate, in uno scenario economico e finanziario caratterizzato da grande volatilità e incertezza; si tratta di variabili da cui non possiamo prescindere, ma che siamo abili a gestire e addomesticare con esperienza. Non si tratta di eliminare i rischi finanziari, fiscali e anagrafici, bensì di interpretarli per controllarne le dinamiche.
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